Sunday 19th May 2024,
Arci Lecco Sondrio

Vittime di Prato: la schiavitù esiste ancora. Il comunicato dell’Arci

Le sette vittime di Prato, ai cui familiari vanno il nostro cordoglio e la nostra solidarietà, non consentono più alibi a nessuno. La verità che emerge è che le Rosarno d’Italia sono tante, troppe. Luoghi in cui diritti e dignità umana non hanno alcun valore. Nuove forme di schiavitù per persone sfruttate fino al limite della sopravvivenza.

Per un euro all’ora ci si può anche lasciare la vita, e non solo a Prato. Orari di lavoro interminabili e, finito il lavoro, chiusi in loculi sistemati alla bell’e meglio all’interno dei capannoni, due metri per due destinati al riposo e a tutte le altre esigenze di vita. Sbarre alle finestre, perché dai capannoni non si può uscire. Molti sono irregolari in nero, e dunque vanno tenuti nascosti.

Questo succede nell’Italia del 21° secolo e all’indomani della strage tutti dicono di aver sempre saputo, dal Capo dei Vigili urbani di Prato al governatore Rossi che dichiara «Siamo tutti responsabili». No, non siamo tutti responsabili, o perlomeno non tutti allo stesso modo.

Ci sono le istituzioni, che avevano titoli e mezzi per intervenire e non l’hanno fatto, predisponendo maggiori controlli e applicando la legge che impone il sequestro di simili luoghi, non di produzione, ma di segregazione e tortura. Ci sono i governi che si sono succeduti in questi anni, che mai hanno voluto introdurre l’unico deterrente al commercio di esseri umani: la possibilità di ingresso legale per ricerca lavoro.

Si è scelto di introdurre il reato di clandestinità, rendendo le migliaia di persone straniere che arrivano o sono già in Italia tutte ricattabili, manodopera ‘usa e getta’, merce che in condizioni disumane, e finchè serve, produce altra merce.

E poi c’è chi da anni questa condizione la denuncia, fa proposte, si mobilita a fianco degli sfruttati, dei senza diritti. Avremmo dovuto urlare più forte, data la sordità della politica? Forse. Se serve lo faremo, ma nessuno potrà più nascondersi dietro al «io non sapevo», pensare di salvarsi l’anima e la faccia con ipocrite condoglianze.

Vanno adottate nuove politiche. Va cambiata la legge sull’immigrazione e va eliminato il reato di clandestinità, subito. Solo allora, quando davvero si farà qualcosa di concreto per riaffermare lo stato di diritto nella sua integrità, quando a tutti, italiani e stranieri, verrà garantita dignità e uguaglianza, nessuno potrà più evocare l’accusa, terribile, di complicità, per chi aveva il potere di agire e non l’ha fatto.

ArciReport, 3 dicembre 2013

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