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TERRITORIO/Circolo Ferriera/Città della Luce – secondo incontro per il futuro di Lecco

admin gennaio 23, 2017 reti Commenti disabilitati su TERRITORIO/Circolo Ferriera/Città della Luce – secondo incontro per il futuro di Lecco

Mercoledì  1 febbraio il secondo incontro di approfondimento e confronto sulle  proposte riguardanti il riutilizzo virtuoso dell’ex area Leuci  si svolgerà  alla ore 20,45 presso il circolo Arci “La Ferriera”, via don Invernizzi, 20 Lecco.

L’appuntamento si inserisce in una logica ben più ampia di sviluppo socio-economico sospinto “dal basso”, coinvolgendo per questo realtà varie (a partire da quelle giovanili)  che hanno pienamente diritto/dovere d’interrogarsi sulle condizioni critiche attuali e su di una rinnovata vocazione territoriale.

A questo proposito, e tra le altre cose, è stato elaborato e condiviso  il  documento programmatico che trovate di seguito.

“LA POSTA IN GIOCO È SEMPLICEMENTE IL FUTURO DELLA CITTÀ E DEL TERRITORIO

La questione dell’area ex-Leuci e più in generale la questione del riutilizzo delle aree industriali dismesse non riguarda soltanto il destino dei lavoratori coinvolti, ma l’identità e il futuro della nostra città nel suo complesso. Per questo siamo convinti che la questione Cittàdellaluce sia tutt’altro che chiusa e possa rappresentare un’occasione speciale per una battaglia di Cittadinanza.

Un progetto come Cittàdellaluce propone un modello di città e di Territorio in grado di affrontare la crisi, consentendo a queste due entità di continuare a generare futuro.

L’idea guida è quella della progettazione e della strutturazione di uno spazio concretamente produttivo e nel contempo di partecipazione, capace di dialogare attivamente e continuativamente con la città, per fare in modo che ciascun cittadino si senta partecipe della crescita e dello sviluppo di questa.

La scelta che abbiamo di fronte è molto semplice: per il futuro nostro e dei nostri figli vogliamo una città della rendita o una città produttiva? Cioè vogliamo una città che si limiti ad estrarre passivamente valore dall’eredità di un benessere passato o dalle sue bellezze naturali – pur indubbiamente da valorizzare anche dal punto di vista economico -, oppure una città capace di pensare, progettare e costruire collettivamente le condizioni del suo sviluppo economico, politico e sociale?

Lottare per sottrarre risorse e spazi alla rendita significa lottare per una idea di città che non si accontenta di essere un quartiere residenziale decentrato della metropoli milanese, attrattivo per l’amenità dei suoi paesaggi o tutt’al più un luogo dello svago; oppure ancora una città che si accontenti di essere uno spazio urbano dedicato ai consumi, luogo di insediamento per centri commerciali o servizi. Significherebbe limitarsi a governare il declino e a tutelare i patrimoni.

Al contrario, secondo noi, esiste una strada alternativa. Il sentiero di sviluppo a cui Lecco deve guardare è primariamente la “rimanifatturizzazione” della città, avendo ben presente però che la manifattura odierna è molto diversa dalla fabbrica di un tempo. E’ una manifattura ad alta intensità di conoscenza e capitale: una manifattura che richiede servizi di qualità e ricerca e un terziario delle professioni diverso da quello tradizionale. Naturalmente a fianco di tutto ciò occorre tener ben presente una pluralità di opzioni integrative socio-economiche a valenza produttiva mista: intrecciandosi tra loro configurano anche un nuovo modo d’intendere e praticare l’uso sobrio ed ecocompatibile delle risorse, nuovi rapporti solidali e realmente partecipativi tra cittadini (vedi ad esempio il masterplan del 2015 e la tesi di Maria Montes de Oca di quest’anno). Si tratta di saper adeguatamente coniugare produzione manifatturiera e cultura, tecnologia e creatività.

Per stare solo agli aspetti di una possibile quanto realmente praticabile rimanifatturizzazione

È finito un ciclo…

Chiuse le grandi fabbriche tra anni ’80 e ’90, oggi anche la spinta propulsiva del capitalismo molecolare, della proliferazione produttiva, del tutti imprenditori si è quantomeno affievolita. Il modello della subfornitura locale per quanto di qualità non basta più: esistono moltissime aree nel mondo in cui quello che viene fatto a Lecco lo si fa altrettanto bene e a costi ridotti. Nei paesi occidentali la fase attuale non è di diffusione dello sviluppo ma di sua concentrazione e verticalizzazione.

…è necessario aprirne un altro

Oggi siamo dentro un nuovo ciclo economico molto meno facile del precedente, che non diffonde ma seleziona attori e territori. Oggi è necessario un “di più” di politiche non un “di meno”. Il tessuto di PMI che rappresenta la grandissima parte delle filiere produttive anche a Lecco – e ne costituisce la peculiare ed importante ossatura, con molti pregi ma anche con qualche difetto -, ha bisogno di risorse di sistema, facilmente accessibili e a costi ridotti, per innovare e progressivamente cambiare i processi produttivi e i prodotti.

Dopo la chiusura delle grandi fabbriche e la trasformazione residenziale delle grandi aree tra anni ’90 e ‘2000, oggi le aree dismesse possono costituire gli spazi per creare queste risorse di sistema per l’innovazione e per creare occupazione qualificata. La città deve tornare a svolgere una funzione propulsiva sul piano della conoscenza, del lavoro qualificato.

Chi deve assumersi la responsabilità di avviare il processo

Tutte le migliori esperienze di rigenerazione produttiva/creativa delle aree dismesse hanno al centro il ruolo propulsivo del pubblico e della progettazione strategica. Il ruolo della società civile è positivo quando può inserirsi all’interno di politiche e di una politica che assumano il “riciclo” produttivo delle aree come una loro priorità.

Va posto chiaro un tema: nell’idea di città produttiva le politiche urbanistiche sono anche politiche industriali. Non è possibile tenere separati i due ambiti, perché la nuova manifattura vive di funzioni e di un tessuto sociale urbano che non può essere lasciato a sé stesso in omaggio ad una logica neoliberista. Chi ha la responsabilità di programmare l’uso del territorio non può sottrarsi al compito di fare politica produttiva ed industriale in modo esplicito. A Lecco come in altre città la regolazione nell’uso del territorio rimane la più importante risorsa a disposizione del governo locale come attore di politica economica.

Ci pare perciò evidente che il Comune abbia il dovere di muoversi in chiave propositiva su questa importante partita. Non basta porre passivamente il vincolo della destinazione produttiva sulle aree dismesse. Occorre proporre usi e destinazioni, entrare nel merito, proporre alla città la propria visione della strada da percorrere, non limitarsi ad elencare ciò che non si può fare. Gli strumenti ci sono: a livello locale, regionale, nazionale ed europeo. Solo che fino ad ora non sono mai stati attivati.

Il comune non può farcela da solo? E allora si attivi per coalizzare le componenti disponibili del cosiddetto “sistema Lecco” su proposte concrete; contemporaneamente chiami la “società civile” a formulare idee e proposte.

Una mobilitazione di competenze e idee dal basso eviterebbe alla città di subire il riuso delle aree dismesse come una rivoluzione passiva dall’alto: gestita unicamente dal solito salotto buono delle élite, nell’interesse esclusivo delle stesse.

La proposta: un laboratorio territoriale della nuova manifattura e un hub creativo urbano

Costruire una campagna per spingere la classe dirigente politica ed economica lecchese a formulare una proposta in chiave produttiva, ad uscire dal torpore e dall’opacità dei processi decisionali, rappresenta un obiettivo complesso ma a portata di mano.  Anzitutto perché alcune proposte qualificate ci sono: sono l’esito di una mobilitazione di anni, avviata a fatta crescere dai lavoratori ex-Leuci e poi ripresa ed allargata da una rete di organizzazioni sociali,  civili e giovanili.

L’incontro generazionale e di istanze che ha portato alla genesi del progetto è emblematico di Cittàdellaluce, ne aumenta il valore e consente a ciascuno di poter essere fondamentale, consapevole del proprio ruolo, delle proprie capacità ed esperienze. Oggi si tratta di spingere perché il decisore non sotterri questo patrimonio di saperi e proposte sotto un cumulo di “non possiamo” o “non abbiamo le risorse”. Si potrebbero citare decine di casi, italiani e non, in cui ciò non è stato vero. Non esistono ostacoli legislativi e anzi esistono norme e fondi regionali, nazionali ed europee specificamente dedicati al riutilizzo produttivo delle aree dismesse.

Ci chiediamo per quale motivo a Lecco una classe dirigente che ad ogni occasione pubblica si legittima come erede di una storia manifatturiera, non riesca a produrre la benché minima proposta su questo tema.

Al contrario un’intelligenza collettiva dal basso ha elaborato documenti, aperti ad altri possibili coerenti contributi, in cui si progetta un riutilizzo dell’area ex-Leuci nella direzione di quell’incrocio tra servizi avanzati e manifattura che appare più promettente. Non si tratta di provare a ricostruire un insediamento produttivo tradizionale, ma di fare dell’area un “laboratorio territoriale” ed un Hub creativo urbano, polo della ricerca applicata e dell’innovazione manifatturiera, ben al di là della originaria destinazione nella filiera della luce. Un laboratorio che oltre all’intreccio tra servizi e manifattura punti sulla creazione di reti lunghe di connessione e scambio di saperi oltre il livello territoriale. L’insediamento di un Fab-Lab (fabbrica-laboratorio), piuttosto che di altre funzioni sia terziarie che industriali, che “culturali” ed ambientali, potrebbero rappresentare la risorsa per produrre innovazione e una ricerca applicata adatta ai bisogni del tessuto di PMI che oggi non trova risposta nella ricerca accademica. Un luogo in cui a costi ridotti possono essere creati prototipi, soluzioni produttive, in cui possono essere formati nuovi saperi produttivi e creativi in collaborazione con il tessuto delle scuole tecniche come sta già avvenendo altrove in Lombardia e in Veneto, anche in direzione di quella capacità di industrializzare le produzioni di piccola serie che sembra rappresentare il punto di arrivo della manifattura intelligente.

Noi sottoscritti firmatari condividiamo questo documento e ci impegniamo a sostenerne l’applicazione in tutte le sedi di confronto ed implementazione.

Elenco sottoscrittori  :

I Promotori della CITTADELLALUCE

Direttivo “Genti in Viaggio”

Art Station#1Lecco

Davide Agostoni, Movimento Consumatori

Massimo Ferni  Segretario g. FEMCA Cisl Monza Brianza

Francesco Carroccio USB (Unione Sindacale di Base)

Massimo Riva Consigliere comunale Lecco “Movimento 5 Stelle”

Federazione provinciale Prc Lecco

Casa delle Sinistre Valle San Martino

Arci Lecco

Crams

Ambasciata Terzo Paradiso dei laghi del Barro

Sinistra e Lavoro  Lecco

Dario Consonni – L’altra Via, Associazione di promozione sociale

Giovanni Corti, Associazione Università del Monte di Brianza

Gruppo Ex Studenti delle Scuole Superiori Lecchesi

Gruppo Studenti del Politecnico di Milano (Polo di Lecco)

Gruppo Ambiente e partecipazione di Oggiono

Circolo “La Ferriera” (Arci)

Assoc. Il Gabbiano

Mario Moschetti  (ex referente provinciale Coordinamento Lecchese Democrazia Costituzionale)

 

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