Thursday 25th April 2024,
Arci Lecco Sondrio

Non lasciamo Gaza sola!

Pubblichiamo, di seguito,  alcune dichiarazioni e materiali di Arci Nazioanle sulla drammatica situazione nella Striscia di Gaza:

“Quella israeliana non è una dura reazione ma piuttosto un’offensiva indiscriminata”. Parlano i cooperanti bloccati a Gaza
Roma, 18 novembre 2012

L’Arci diffonde questo comunicato ricevuto dai cooperanti italiani presenti a Gaza, sostenendo con la forza della ragione l’immediata richiesta di cessazione delle ostilità: l’escalation di violenza degli ultimi giorni colpisce la popolazione civile e pregiudica gravemente la possibilità di tenere vivo qualsiasi dialogo per un processo di pace. La scelta israeliana di avviare l’attuale offensiva militare verso Gaza ha provocato la riposta con le armi di Hamas: portando al rafforzamento delle istanze estremiste all’interno del mondo palestinese e mediorientale e mettendo ancor più in crisi il difficile equilibrio di pace in tutta la Regione, travagliata da conflitti più o meno dichiarati.
In Siria come oggi a Gaza ogni giorno l’elenco dei nomi di bambini, donne, uomini morti o gravemente feriti si allunga e chiama tutti, istituzioni e opinione pubblica, ad una corresponsabilizzazione nella ferma condanna ad ogni uso delle armi e della strategia del terrore e all’affermazione della giustezza del dialogo.
La comunità internazionale deve esprimersi e chiedere con determinazione al Governo israeliano di bloccare immediatamente l’operazione militare definita “pilastro della difesa”, che insieme all’illegale insediamento delle colonie e alla deportazione della popolazione palestinese, all’isolamento di Gerusalemme Est, al blocco della striscia di Gaza lo rende evidentemente colpevole dell’arresto del processo di pace. …….. leggi tutto

Aggiornamenti e immagini in diretta da Gaza City
Roma, 17 novembre 2012

Siamo al quinto giorno di attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza.
Scriviamo questo comunicato nel mezzo del suono incessante dei bombardamenti, che proseguono ininterrottamente giorno e notte, tenendoci svegli e nel terrore assieme a tutta la popolazione di Gaza. Sentiamo sulle nostre teste il rumore continuo dei droni e dei caccia F16 che sorvolano il cielo della Striscia. Ogni attacco di questa offensiva militare indiscriminata e sproporzionata riaccende i terribili ricordi di Piombo Fuso. Al momento le strade di Gaza, solitamente caotiche e affollatissime, sono surrealmente deserte, la gente non può far altro che cercare rifugio nelle proprie case.
L’esercito israeliano con l’operazione militare “Pilastro della Difesa” sta colpendo tutta la Striscia di Gaza, spesso in aree densamente popolate mettendo a rischio la vita dell’intera popolazione civile.
Da mercoledì 14 novembre le forze aeree israeliane hanno condotto più di 1000 bombardamenti, decine di attacchi dalle navi militari, portando a 50 il numero dei morti, di cui 13 bambini e 4 donne. Circa 500 persone sono state ferite dagli attacchi, l’80% delle quali sono civili e molte sono in condizioni critiche. Nella notte del 18 novembre sono stati bombardati gli uffici dei principali organi di informazione palestinesi a Gaza, un gravissimo attacco deliberato alla stampa e all’informazione che ha causato il ferimento grave di sei giornalisti….leggi tutto


Fermare e isolare Netanyahu, non lasciare Gaza sola

Dichiarazione di Paolo Beni, presidente nazionale Arci, e di Flavio Mongelli, responsabile Arci pace, solidarietà e cooperazione internazionale
Roma, 15 novembre 2012

Non abbiamo esitato a esprimere in questi mesi la nostra solidarietà alle popolazioni del sud-Israele così come a quelle di Gaza, vittime di chi sceglie a Tel Aviv come a Gaza l’uso delle armi. Siamo convinti che oggi il modo migliore per esser loro vicini è la dura condanna e l’isolamento internazionale del governo israeliano.
La grande offensiva militare che sta lanciando, chiamata ”colonna della difesa”, metterà ancora a ferro e fuoco la striscia di Gaza con l’obiettivo di dar seguito al lavoro iniziato, e in qualche modo per loro interrotto, con piombo fuso.
Occorre impedirglielo! Occorre fermarlo! Occorre alzare la voce e isolare Netanyahu.
Il suo cinismo, grazie al colpevole silenzio della comunità internazionale, sta oltrepassando ogni limite. Vittima sacrificale l’intera popolazione di Gaza. La sovradimensionata “autodifesa”, l’uso spregiudicato dell’opzione militare,  promossa da Netanyahu, ha l’obiettivo di spostare l’attenzione dell’elettorato israeliano dai problemi sociali alla sicurezza, di sabotare l’iniziativa palestinese di richiesta all’Onu di riconoscere la Palestina come stato non membro, di lanciare segnali minacciosi  allo stesso Abu Mazen, ai fratelli musulmani al potere in Egitto, all’Iran.
Oggi la situazione nel Medioriente è diversa dai tempi di piombo fuso. Sono cambiati gli equilibri regionali, altri protagonisti si sono affermati, la crisi siriana coinvolge l’intera regione. Aggiungere tensione e fiamme a un equilibrio precario può far precipitare nel caos e nella violenza l’intero Medioriente.
Anche per questo occorre fermare e isolare Netanyahu.
L’escalation di violenza promessa da Netanyahu si inserisce in un contesto di stallo grave del processo di pace israelo-palestinese, conseguente a politiche di fatto compiute da parte del suo governo in questi anni, che, come ha dichiarato l’Unione Europea il 5 luglio scorso, non solo mettono in mora il processo di pace, ma rischiano di rendere impossibile la soluzione dei due stati per due popoli.
La risoluzione UE cita l’insediamento di nuove illegali colonie, il continuo abbattimento di case e infrastrutture palestinesi, l’isolamento di Gerusalemme est, la deportazione di popolazione, il blocco della striscia di Gaza, ecc.
Anche per questo, nell’interesse dello stesso popolo israeliano, occorre fermare e isolare Netanyahu.
Alziamo la voce della società civile, chiediamo con forza al governo italiano, all’Unione Europea, alla comunità internazionale di rientrare dalla propria colpevole latitanza, di non essere né indifferente, né complice. Spetta a loro fermare Netanyahu e costringere il governo israeliano a percorrere la via della pace fondata sui diritti di tutti, palestinesi e israeliani, sulla fine dell’occupazione.

 

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